L’amore per le cose assenti di Luciano Melchionna 27/29 Nov teatro nuovo

  27/29 Nov teatro nuovo

scritto e diretto da Luciano Melchionna

con Giandomenico Cupaiuolo, Autilia Ranieri

e con la partecipazione di HER

costumi Milla
musiche originali Stag
scene Roberto Crea
assistente alla regia Sara Esposito

produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
anno di produzione 2015

prima nazionale > 5 settembre 2015, Festival Benevento Città Spettacolo, Teatro De Simone

“Prologo – Lei: L’amore rende ridicoli. Lui: Quello è l’innamoramento. Lei: Rende ridicoli all’inizio, sì, ma anche alla fine.

Oggi Giulia compie quarantasei anni. A parte le rughe da cancellare con ogni trattamento di bellezza possibile, ‘dentro’ non è cambiata molto da quando ne aveva venti: continua a ‘camminare scalza’ in giro per il mondo, come una bimba, e a cercare il principe azzurro che la prenda in braccio.

Anni prima ha vissuto il naufragio del suo primo matrimonio, ricostruendo il primo incontro: “Era successo qualcosa di forte. E ora? Dov’è?” Ha voluto ricostruire la prima meravigliosa serata trascorsa insieme, nei dettagli, per comprendere cos’era successo e come tanto entusiasmo e tanta felicità abbiano potuto, in pochi anni, trasformarsi in una perdita.

Oggi il suo secondo marito ha organizzato per lei una bellissima festa di compleanno… ma non ha invitato nessuno. Vuole restare solo con la moglie, occhi negli occhi, per dirle addio.

È il suo regalo di compleanno: la libertà.

“Lui ‐ Piano piano, subdolamente, hai proiettato davanti ai miei occhi un ologramma cucito su misura dalla brava sartina dell’Amore, un ologramma di me da farmi indossare… e io l’ho indossato, per amor tuo!, e l’ho tenuto a pelle anche se bruciava, o mia Medea, l’ho tenuto addosso soffrendo in silenzio per amore della nostra creatura mentre andavo a fuoco! (…) tutti sappiamo che finisce, e che magari non finisce insieme ma più spesso prima per l’uno e poi per l’altra… eppure tutti, se finisce prima per l’altro, impazziamo, non capiamo, rinfacciamo, recriminiamo e ci disperiamo: che palle! Lei ‐ Ma che vuoi? Mi lasci disperare in pace? Fa parte del pacchetto, no? Ci siamo conosciuti, corteggiati, amati, fidanzati e ora uno dei due si dispera: io! Tocca a me! Non liquidare il mio dolore! Non sminuire la mia atroce sofferenza, per dio! Lasciami attaccare alle tende, smettere di mangiare, invecchiare a vista d’occhio, regredire nell’autostima, vomitare il peggio di me e sperare di morire e rinascere al più presto per sedermi sul fiume ad aspettare di vederti passare trascinato dalla corrente fangosa mentre anneghi!”

Un’esilarante, impietosa, autopsia dei sentimenti.

Un confronto non più mediato dai sensi di colpa… sterminati ormai, implacabilmente, dalla voglia di verità che anima entrambi.

Liberi dal peso delle parole mai dette, i due protagonisti approderanno ad una risoluzione spiazzante, per loro.

Epilogo ‐ (smettendo di cantare all’improvviso, ferma l’azione e si rivolge al pubblico, morbidamente) “Beh? Che fate lì fermi? Spiate la loro intimità? (sorride) Guardoni pure, ora? Non vi basta aver annusato a lungo nei loro panni sporchi? Esservi specchiati nello smarrimento del loro malessere? Dite la verità: vi siete riconosciuti, qua e là? Andrete a casa riflettendoci su, come spero? Cercherete di migliorare la qualità dei vostri rapporti… ?”

foto di scena

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